Neue Rheinischezeitung - Diabete giovanile, in 30 anni più diagnosi ma mortalità in calo

Köln -
Diabete giovanile, in 30 anni più diagnosi ma mortalità in calo
Diabete giovanile, in 30 anni più diagnosi ma mortalità in calo

Diabete giovanile, in 30 anni più diagnosi ma mortalità in calo

Rivoluzione con terapie personalizzate, tecnologie e monoclonali

Dimensione del testo:

Diagnosi precoce, gestione personalizzata, nuove tecnologie e terapie innovative allungano la vita dei pazienti con diabete giovanile mentre, di pari passo, aumenta la prevalenza di questa malattia autoimmune e cronica, che in Italia colpisce 300mila persone. I dati sono stati illustrati in una sessione di Panorama Diabete, il forum internazionale in corso a Riccione e organizzato dalla Società Italiana di Diabetologia, che ha fatto il punto anche sulle prospettive rappresentate dai farmaci monoclonali, che agiscono sul sistema immunitario. Grazie a una migliore capacità di diagnosi, la prevalenza del diabete di tipo 1 è aumentata nel mondo da 400 casi ogni 100.000 abitanti nel 1990 a 514 nel 2019, cresciuti del 28% in trent'anni. Allo stesso tempo la mortalità è diminuita, passando da 4,7 casi ogni 100.000 pazienti a 3,5. "Il diabete di tipo 1 - spiega Raffaella Buzzetti, presidente della Sid - sta vivendo una rivoluzione diagnostica e terapeutica. Le tecnologia aiutano a migliorare la qualità di vita grazie a insuline moderne, monitoraggio continuo della glicemia, microinfusori, smart pen e app. Grazie a algoritmi predittivi e terapie mirate, possiamo prevenirne l'insorgenza e a rallentarne la progressione". La ricerca scientifica si concentra ora sull'immunodiabetologia. Gli anticorpi monoclonali, come il teplizumab, di cui è stata fatta la prima infusione ad aprile scorso a Palermo, ritardano l'insorgenza del diabete giovanile fino a tre anni. "Queste terapie sperimentali - precisa Buzzetti - se somministrate prima che la malattia si manifesti ma quando già sono presenti alterazioni nel metabolismo delle cellule beta pancreatiche, agiscono modulando la risposta autoimmune e preservando la funzione residua di produrre di insulina. Sebbene non costituisca ancora una cura definitiva, offre prospettive promettenti". A questo, conclude Paolo Fiorina, ordinario di Endocrinologia all'Università degli Studi di Milano e consigliere nazionale Sid - si aggiungono le nuove terapie beta cellulari sostitutive capaci di ripristinare la secrezione insulinica.

B.Fuchs--NRZ