

Le radiazioni su Marte non uccidono eventuali batteri terrestri
Contaminanti terrestri possono sopravvivere
Su Marte i livelli di radiazioni dovute ai raggi ultravioletti sono molto più alti rispetto a quelli terrestri, ma non abbastanza per uccidere gli eventuali batteri terrestri 'clandestini', ad esempio presenti su un rover contaminato. Lo indica studio pubblicato sulla rivista dell'Accademia delle Scienze degli Stati Uniti, Pnas, guidato da Daniel Viúdez-Moreiras, del Centro Nazionale di Studi Oncologici in Spagna., e basato sui dati raccolti dal rover Curiosity. Arrivato sul pianeta rosso nel 2012, la missione della Nasa Curiosity ha a bordo anche un misuratore delle radiazioni ultraviolette, il primo strumento di questo tipo usato su Marte e che ha raccolto dati per oltre 5 anni marziani, corrispondenti a oltre 10 anni terrestri. I dati evidenziano una quantità di radiazioni decine di volte più alta di quelle che raggiungono la superficie terrestre e che le dosi di raggi ultravioletti su Marte possono variare moltissimo anche a distanza di pochi giorni in base alla quantità delle polveri presenti nell'atmosfera. Tanto che nel 2018, in occasione di una forte tempesta, le radiazioni ultraviolette si erano ridotte fino al 90%. Secondo i dati raccolti a Curiosity, le radiazioni su Marte sono sufficienti a ridurre le attività vitali di qualsiasi microrganismo terrestre fino al 99% in poche ore, ma non sono sufficienti a uccidere ogni forma di vita. Gli autori della ricerca rilevano quindi quanto sia importante, nelle future missioni sul pianeta rosso, inviare veicoli sterilizzati al fine di evitare eventuali contaminazioni.
O.Berger--NRZ